Prefazione - Don Antonio Fappani
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IL SANTUARIO DELLA CERIOLA - NOTE SULLA STORIA DEL NOME - Doc. 4
Vedi Anche: [Note sulla storia del nome: doc.1 - doc.2 - doc.3 - doc.4 ]

 

A sottolineare inoltre l'importanza di questo particolare luogo sono le numerose leggende che vengono tramandate di generazione in generazione fra gli abitanti dell'isola. La più suggestiva narra delle quattro Marie, giovani donne nobili che si ritirarono per una vita ascetica: "una di queste s'elesse il monte di Conche; l'altra quello detto Giogo; la terza ascese il Monte dell'Isola; la quarta il più alto di Parzanica"(14) L'unica forma di rapporto e comunicazione tra loro era un fuoco acceso una volta l'anno in una data da loro stabilita. Un'altra variante della medesima leggenda, narra che si buttassero alle fiamme vecchie cose ormai inutili, in omaggio ad una delle quattro fanciulle, che visse e mori nella cavità denominata Orecera. Nella stessa grotta si narra che apparve la Madonna, posandosi sul cavo della roccia a forma di seggiola.
La credenza popolare vuole inoltre che la statua sia stata trovata nel bosco da un contadino, quindi trasportata nella sopracitata grotta e successivamente nella piccola cappella già esistente sulla cima. Secondo altre leggende, la Madonna sarebbe apparsa all'artista che intagliò la statua, prima sotto le sembianze di una vecchietta bisognosa ed in seguito sempre nella caverna secondo l'immagine riprodotta. Il nome del Santuario viene elencato anche da Giovanni da Lezze ne II Catastico Bresciano (1609 - 1610) in cui appare questa descrizione: "Chiesa di Santa Maria delle Candelle officiata da preti, il curato ha entrata 200 scudi, li altri manco".(15) A questo proposito alcuni avanzano l'ipotesi che Ceriola derivi da cera. La solenne festività della titolare del Santuario cade infatti il due di febbraio il giorno della Candelora.
Un'altra testimonianza è costituita dal Registro dei morti, conservato presso l'archivio parrocchiale di Siviano, oggetto di un'accurata indagine da parte del prof. Antonio Squeo. Le pagine del registro annoverano anche casi eccezionali, come quello occorso al diciannovenne Giacomo, famiglio di Giuseppe Moretti, trovato morto colpito da un fulmine nel campanile della Madonna Iseriola il 29 agosto 1757. Iseriola ricorda inevitabilmente il nome di Iseo. A questo proposito don Trotti non manca più volte di sottolineare che il Santuario era meta di pellegrinaggi da ogni parte del lago e sostiene inoltre: "... un tempio non più adibito a Parrocchiale, lungi dall'abitato, con volto fabbricato da esser dipinto, con soasa elegantissima e preziosa, fa evidentemente supporre concorressero all'esecuzione delle varie opere, non solo gli abitanti dell'isola ma ancora dei paesi limitrofi. E doveva essere quasi spontaneo tale concorso dei circostanti paesi rivieraschi, (i quali più tardi incominciarono ad innalzare chiese ed oratori ad onor di Maria)" (16) Da ricordare inoltre la riflessione di Paolo Guerrini in merito all'origine non pagana del nome di Iseo.(17)
A questo punto si potrebbe ipotizzare che Iseriola indichi un luogo, ed in questo caso potrebbe essere intesa come Madonna del Lago d'Iseo". Un altro modo di definire il Santuario è "S. Maria della Seggiola". Il sacerdote pisognese Bortolo Rizzi, nella sua Illustrazione della Valle Camonica, cita il Santuario proprio con questo appellativo(18) L'effigie della Madonna all'interno della chiesa è intagliata seduta in un tronco di quercia, proprio perché ricavata da un ceppo di corro. In passato si è avanzata anche l'ipotesi che Ceriola derivasse da "cerro", e solo successivamente, come afferma don Trotti è stata aggiunta la sedia. Lo stesso don Trotti, all'interno delle sue opere, menziona molte immagini della Madonna seduta su una seggiola sia sui muri di case private che all'interno delle varie chiese: così come Paolo Guerrini: "A Portole sulla parete esterna di una cascina di proprietà Bottoni si trova ancora in buono stato un affresco votivo che rappresenta la Madonna seduta in trono col Bambino fra le braccia, fiancheggiata dai due santi più popolari dell'epoca, S.Antomo abate e S.Rocco; si legge il nome e la data: Hoc opus f. f. Mateus f. Pedrini d Camplano - die 8 marcii 1547"(19)
Questa indagine, che non pretende di essere esaustiva, non vuole avere altro merito che quello di stimolare ad ulteriori e più approfondite ricerche. Essa è stata alimentata dallo spirito che riecheggia le insolite parole di un malinconico don Trotti: "Quanti avvenimenti umani, ignorati dal popolo, dimenticati dalla storia, si aggirano intorno a quella chiesa! Essa resta e resterà attraverso le bufere dei tempi e le umane vicende" .(20)

"Uno speciale ringraziamento a Vittorio Volpi per la disponibilità e la competenza nella ricerca delle fonti, a Rosa Colosio ed al mio professore Antonio Squeo per il suo prezioso aiuto"

(14) Lettere da Telgate di Davide Bertolotti, in AA.VV. Montisola la montagna del lago. Milano 1825 p.107
(15) II Catartico Bresciano" (1609 - 1610) nell'esemplare queriniano H.V. 1-2 Broscia 1973 f 44S v
(16) G. TROTTI. Il santuario...,cit.,p
(17) P. GUERRINI. op. cit. p. :"Il Rosa. e molti prima e dopo di lui, hanno dedotto il nome di Isco dal supposto culto locale della dea egiziana Iside; l'etimologia evidentemente 6 accomodatizia e anche .... molto comoda, ma le manca ogni fondamento, archeologico, filologico, storico. Il prof. Salvioni invece - glottologo di primo ordine - nei suoi Appunti di toponomastica lombarda ( pp.251-253) accostò il nome di Iseo a quello antico del lago Sebinus, e tentò di cogliervi una forma arcaica Sebum, che sarebbe la base di ambedue i nomi. [...J II prof. Olivieri nel Dizionario di toponomastica lombarda (...) non accenna nemmeno all'altra etimologia di Sebinus da Sinus-Binus , che io vedo prospettata per la prima volta, ma in forma dubitativa, dal Prof. Bemardo Sma Guida del Lago d'iseo (Lovere. L.Filippi. 1899) p.l I nota I. Questa etimologia mi sembra la più naturale e la più evidente, e risparmia di dover ricorrere a ipotetici nomi arcaici, di cui non si conosce il senso. Il lago è tagliato dall'isola in due insenature; ecco il sinus-binus. Il sinus diventa se (come usiamo ancora) per influsso della parlata dialettale, nella quale facilmente l'i muta in e. Quanto alla etimologia del nome di Ise a me sembra di potervi scorgere ancora il sinus ma preceduto dall'aggettivo imus, cioè Imus-sinus. donde sarebbe venuto un Imsè e quindi I-se. che vorrebbe dire insenatura inferiore, come difatti risalta evidente a chiunque guardi una carta geografica del lago."
(18) B. RIZZI, Illustrazione della Valle Camonica , Pisogne 1870
(19) P. GUERRINI, op.cit..
(20) G. TROTTI, Montisola nella sua storia religiosa e civile. Brescia, 1916.

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