Prefazione - Don Antonio Fappani
La Pesca
La Rete
La Barca
Agricolutra e Pastorizia
Gli Emigranti
Madonna della Ceriola
Festa Santa Croce
Rocca Martinengo
Isola di San Paolo
Isola di Loreto
   
 
ISOLA DI SAN PAOLO


Proprietà Trabattoni, 1905

"era da principio quest'Isola tra qualche dispositione di lavoro, e la malagevolezza di altretanta coma, che ruvido selvaggio la rendeva...".

"...Il Convento commodo, grande, e ben disposto, che di vaghezza può gareggiare con non puochi di questa Provincia; cederà forsi nella Circonferenza, perché occupando tutta quell'Isola, non vi riconosce altro circuito di Terreno, che la Piazza della chiesa, del resto la muraglia, e l'acqua sono il suo confine; contiene però Horti, e Giardini bastevoli al godimento d'ogni verdura, & al ricreamento de' fiori ancora; ammette di più diverse Piante de' frutti, ma de' limoni, & aranzi è il proprio il Sito..."

Le trasformazioni subite da quest'isoletta ci sono poeticamente descritte da Padre Rinaldi verso la fine del '600 che ci tramanda due situazioni distanti nel tempo qualche centinaio d'anni. Della seconda descrizione abbiamo, fortunati noi, una testimonianza quasi fotografica in un affresco presso il convento di S. Giuseppe di Brescia. Dalla metà '800 in poi, a testimoniare i cambiamenti, abbiamo delle rare ma puntuali fotografie, che ci descrivono purtroppo lo scempio perpetrato ai danni di questa isoletta,ma anche la successiva rinascita. Qualche notizia storica è indispensabile al fine di poter leggere correttamente queste immagini e rendersi conto del travaglio storico subito da questo fazzoletto di terra.
L'isola di S. Paolo entra nella storia nel novembre del 1091, quando due famiglie, una di origine Longobarda e una Franca, la donarono ai monaci di Cluny. A causa di difficoltà economiche cento anni dopo gli edifici e la chiesa erano già in rovina e l'isola affittata a pescatori. Nel '400 la famiglia Fenaroli, sostituitasi agli Oldofredi nel controllo del lago, vista l'importanza strategica del luogo ne fece una base per le loro barche armate e di trasporto.
Con l'avvento della Serenissima e la parziale smobilitazione delle difese del lago viene ceduta dai Fenaroli ai frati Francescani che, con il loro durissimo lavoro, riescono a rendere vivibile quest'isoletta. Siamo all'inizio del '500 e qui avviene il più efferato fatto di sangue mai accaduto in un convento, vengono "tagliati a pezzi" nove di tredici frati che vi soggiornavano.

La vita riprende, non senza difficoltà, benché amati dalla popolazione rivierasca non tutti i frati si trovano a proprio agio e, per evitare l'abbandono del convento, le autorità della Provincia Francescana non trovano di meglio che trasformarlo in un reclusorio per frati disubbidienti, turbolenti e anche criminali. La storia dell'isoletta è talmente fuori dagli schemi che anche la chiusura del convento è anomala. La soppressione dei conventi voluta dalla serenissima alla fine del '700 non include quello di S. Paolo, ma ne verrà fatta una permuta in modo che i frati, cedendo l'isola avranno il modo di riaprire quello già soppresso di S. Francesco in Iseo. Il XIX secolo vede proprietaria la famiglia Berardelli con un progetto, quantomeno bizzarro di impiantarvi una fabbrica di lamiera stagnata. Ai Berardelli seguono le consorelle delle Beate Capitanio di Lovere, con il loro progetto, questo lodevole, di trasformare il convento in un lazzaretto.
I progetti si susseguono, la società di Tiro a Segno di Iseo vorrebbe donare l'isola a Garibaldi e ribattezzarla "isola Anita". I fratelli Galbiati, demoliscono parte del convento e trasformano il rimanente in albergo, con scarse fortune, funziona meglio come casa di tolleranza, subito chiusa dalle autorità, decretando il fallimento dei Galbiati. Il Trabattoni, un pazzo che certamente l'isoletta non si meritava, provvede alla totale demolizione degli edifici, chiesa compresa, prima di far perdere le sue tracce.
Carico di debiti fugge in America dove conosce Basilio Cittadini di Pilzone al quale vende l'isola.
Con il Cittadini, l'isoletta rinasce, si costruisce una bella residenza che si trasforma immediatamente in un cenacolo di scienziati e poeti Premi Nobel, giornalisti, diplomatici, scultori e architetti, poeti e belle dame, affollano l'isola, è questo il momento di gloria dell'isoletta. Alla vita travagliata prima e mondana poi, l'isola di S. Paolo trova finalmente anni di serenità con gli attuali proprietari, i Beretta.
La villa viene risistemata dall'architetto Dabbeni, si provvede alla necessaria manutenzione delle mura che trattengono il terreno, il parco, rinnovato e amorevolmente curato, come dice mons. Falsina diviene un viridario. Finalmente l'isola vale veramente i versi che Giosuè Borsi gli dedicò.

Di Alberto Archetti


Villa Cittadini, 1913

2000
Famiglia Cittadini, 1913
Sensole
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